6 Maggio 2025

Orecchie tappate, confusioni e capogiri: la colpa è dell’ansia?

Le orecchie tappate e i capogiri possono essere strettamente collegati a uno stato ansioso. L’ansia, in quanto condizione di allerta psico-fisica, attiva reazioni corporee intense, che possono coinvolgere anche l’apparato uditivo e il sistema vestibolare, responsabile dell’equilibrio. Tra le manifestazioni più comuni si osservano sensazione di orecchie ovattate, pressione alle orecchie, testa confusa, giramenti di testa e acufene da stress. Non si tratta solo di sintomi passeggeri: in molti casi, l’ansia può generare una vera e propria alterazione della percezione sensoriale, rendendo la sensazione di orecchie tappate continua e disturbante, anche in assenza di una causa organica specifica.

Questo articolo approfondisce le principali cause del senso di orecchio tappato legato all’ansia, spiegando anche come riconoscere i sintomi associati come testa pesante, occhi stanchi, formicolii al viso, vertigini e pressione alla testa. Nelle prossime sezioni si analizzano i meccanismi fisiologici coinvolti, il ruolo della tensione muscolare, il legame con la tiroide e le possibili strategie per ridurre questi sintomi.

Orecchie tappate e ansia: perché succede davvero

La sensazione di orecchie tappate può essere una risposta fisiologica allo stress prolungato. Durante uno stato ansioso, il sistema nervoso autonomo attiva la cosiddetta “risposta di attacco o fuga”, che provoca un incremento della tensione muscolare in tutto il corpo, compresa l’area del collo e della mandibola. Questo può determinare una pressione alle orecchie, come se fossero ovattate o chiuse. La causa non è sempre un’ostruzione fisica (come il tappo di cerume), ma una risposta somatica alla tensione interna.

Inoltre, lo stato di ipervigilanza caratteristico dell’ansia accentua la percezione dei normali segnali corporei. Ciò significa che anche una lieve variazione di pressione nell’orecchio medio può essere percepita in modo amplificato. Questo spiega perché molte persone riferiscono una sensazione di orecchio tappato senza dolore, ma continua, disturbante e associata a una costante sensazione di disagio.

Chi soffre di ansia e acufene, ad esempio, riporta spesso ronzii o fischi alle orecchie durante i momenti di maggiore tensione, seguiti da giramenti di testa, testa pesante o occhi offuscati. È una reazione del sistema neurovegetativo che coinvolge anche l’equilibrio interno e la percezione sensoriale.

Nella sezione successiva verrà analizzato il collegamento tra pressione alle orecchie e altri sintomi neurologici come confusione mentale, sbandamenti e testa intontita.

Pressione alle orecchie, testa pesante e senso di vuoto

La pressione alle orecchie associata all’ansia può portare a un senso di “testa ovattata” o confusione mentale. Questo fenomeno è spesso descritto come “avere la testa nel pallone”, con occhi pesanti e difficoltà di concentrazione. Si tratta di un effetto collaterale del sovraccarico del sistema nervoso centrale in risposta allo stress.

Quando il corpo è in allerta per un lungo periodo, l’attività cerebrale può risultare alterata: l’eccessiva produzione di cortisolo può interferire con i normali processi di attenzione e memoria. La persona si sente “disconnessa”, con la testa pesante, difficoltà a mettere a fuoco visivamente, sensazione di sbandamento o instabilità.

Questo disturbo viene frequentemente confuso con problemi neurologici o otorinolaringoiatrici. Tuttavia, se l’esame clinico non rileva patologie evidenti, è probabile che si tratti di una manifestazione somatica dell’ansia. In alcuni casi, la tiroide può contribuire al quadro sintomatologico: ipotiroidismo e ipertiroidismo, infatti, influenzano sia la funzionalità del sistema vestibolare che lo stato emotivo generale.

Il prossimo paragrafo approfondirà come l’orecchio tappato e le vertigini possano dipendere da disturbi della mandibola e della muscolatura cervicale, spesso influenzati dallo stato di ansia cronica.

Muscoli, mandibola e cervicale: i responsabili nascosti delle orecchie ovattate

Il senso di orecchie tappate può derivare da tensioni muscolari accumulate nella zona cervicale o nella mandibola. Lo stress e l’ansia inducono frequentemente una contrazione involontaria dei muscoli del collo, delle spalle e dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM). Quando questa tensione diventa cronica, può influenzare direttamente l’orecchio medio, generando pressione auricolare, ronzii e capogiri da ansia.

Il bruxismo – ossia il digrignamento dei denti – è una delle manifestazioni tipiche dell’ansia notturna e può portare a un orecchio ovattato, spesso al risveglio. Anche i muscoli sternocleidomastoidei, se contratti in modo persistente, possono alterare la funzionalità della tuba di Eustachio, responsabile dell’equilibrio della pressione tra orecchio interno e ambiente esterno.

Chi sperimenta frequentemente testa confusa e occhi pesanti, giramenti di testa o acufene da stress, potrebbe trovare beneficio in terapie fisiche mirate alla decontrattura muscolare, come fisioterapia cervicale, stretching mandibolare o osteopatia. In particolare, allentare la tensione nell’area testa-collo può ridurre significativamente la sensazione di orecchio tappato senza dolore.

Nel prossimo paragrafo verranno esaminate altre possibili cause non direttamente ansiose, ma che possono amplificare questi sintomi, come il reflusso gastroesofageo e i disturbi dell’equilibrio.

Orecchie tappate e reflusso gastroesofageo: un legame poco noto

Il reflusso gastroesofageo può contribuire alla sensazione di orecchie tappate, anche se il collegamento non è immediato. La risalita di acido gastrico può infatti irritare le mucose delle vie respiratorie superiori, coinvolgendo indirettamente anche la tuba di Eustachio. Quando questa non funziona correttamente, può generarsi una pressione auricolare persistente, simile a quella percepita durante un cambio di altitudine.

In presenza di ansia, il reflusso tende a peggiorare a causa della tensione addominale e dell’alterata motilità gastrica. Questo crea un circolo vizioso: più aumenta il reflusso, più si intensifica la sensazione di orecchie ovattate, con eventuali vertigini o senso di sbandamento. È anche possibile percepire un acufene o un suono intermittente, spesso riferito come un fischio o un ronzio interno.

A questo si aggiungono i sintomi della testa intontita, la difficoltà a concentrarsi e la sensazione di vuoto mentale, legati sia alla cattiva ossigenazione sia all’effetto della tensione sul sistema neurovegetativo.

Nel prossimo paragrafo saranno presentate le principali strategie per gestire questi disturbi quando la causa è riconducibile all’ansia o allo stress emotivo, con particolare attenzione agli approcci non farmacologici.

Strategie per alleviare le orecchie tappate causate da ansia

Quando le orecchie tappate sono dovute all’ansia, esistono diversi approcci che possono aiutare ad attenuare il disturbo in modo naturale. In primo luogo, è utile adottare tecniche di rilassamento che agiscono sul sistema nervoso parasimpatico, responsabile del recupero e del riequilibrio dell’organismo. Le più efficaci sono:

  • Respirazione diaframmatica lenta, per abbassare la frequenza cardiaca e rilassare la muscolatura;
  • Training autogeno, per ridurre l’iperattivazione neurovegetativa;
  • Meditazione guidata, per disinnescare i pensieri ossessivi e riportare l’attenzione al corpo.

Un altro aspetto importante riguarda la postura e la salute muscolo-scheletrica. Chi sperimenta pressione alle orecchie e sensazione di instabilità dovrebbe sottoporsi a valutazioni fisioterapiche per verificare eventuali contratture cervicali o disfunzioni dell’ATM.

Altri rimedi includono:

  • Terapie comportamentali per ridurre l’ipervigilanza e l’attenzione eccessiva alle sensazioni corporee;
  • Alimentazione leggera, evitando sostanze eccitanti e cibi acidi in caso di reflusso;
  • Idratazione costante, per mantenere l’elasticità delle mucose nasali e favorire la funzionalità tubarica.

Infine, se i sintomi persistono o peggiorano, è opportuno valutare l’intervento di uno specialista in otorinolaringoiatria o neurologia per escludere patologie organiche e strutturare un piano terapeutico mirato.

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